27 febbraio, 2011

"la fine del mondo storto" di Mauro Corona


Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l'energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l'un l'altro, hanno occhi smarriti e il terrore stringe i loro cuori. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c'è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali.
Rapidamente gli uomini si accorgono che tutto il benessere conquistato, fatto di oggetti meravigliosi e tecnologia all'avanguardia, è perfettamente inutile. Circondati dal superfluo e privi del necessario, intuiscono che una salvezza esiste, ma si nasconde in un sapere antico, da tempo dimenticato. Capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell'inverno di fame e paura,"l'inverno della morte bianca e nera", devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così, mentre un tempo duro e infame si abbatte sul mondo intero e i più deboli iniziano a cadere, quelli che resistono imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali costruendo trappole con i rami più teneri, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Segnati dalla fatica e dalla paura, i superstiti si faranno più forti e insieme anche più saggi. La fine del mondo storto raddrizzerà gli animi, cancellerà la supponenza del ricco e punirà l'arroganza del povero, che si ritiene l'unico depositario di coraggio e resistenza. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Ma il destino del mondo è incerto, consegnato nelle mani incaute dell'uomo...
Facendo un passo indietro per trovare la voce più pura e poetica della natura imperiosa, e balzando in avanti con la forza di un'immaginazione visionaria e insieme intensamente realistica, Mauro Corona ancora una volta stupisce costruendo un romanzo imprevedibile. Un racconto che spaventa, insegna ed emoziona, ma soprattutto lascia senza fiato per la sua implacabile e accorata denuncia di un futuro che ci aspetta (dalla seconda di copertina del libro)

A forza di leggere commenti negativi sia sul libro, sia su Mauro, avevo quasi rinunciato a leggerlo, ripromettendomi, al limite, di prenderlo in prestito alla Biblioteca Civica (un bellissimo servizio, tanto per rimanere in tema, purtroppo sempre troppo poco sfruttato).
Beh!, me l'hanno regalato. L'ho letto subito, e mi è piaciuto, molto devo dire: mi ha entusiasmato. Io, prediligo di gran lunga il Mauro Corona dei primi racconti, ma con la fine del mondo storto, mi ha veramente stupito: è riuscito, secondo me, a concentrare gran parte del suo pensiero, delle idee che va ripetendo da anni, della rabbia che lo possiede, in un libro che, se non ne afferri subito l'essenza, fin dalle prime pagine ha la capacità d'infastidirti: che tu lo voglia o no, ti ci ritrovi, ti ci rispecchi e... t'infastidisci. Non ti da tregua, ti obbliga a metterti in discussione.
Pagina dopo pagina, ti accorgi che racconta il vero, a prescindere da ciò che sta succedendo o succederà. Pagina dopo pagina, ricevi sempre nuovi spunti di riflessione, scopri di non sapere e, soprattutto, di non voler sapere:
Sarebbe troppo difficile rimettere tutto in gioco. 
E che dire, poi, della profonda frustrazione che scaturisce dal messaggio?
la fine del mondo storto è un libro assolutamente da non perdere, scritto da un Mauro Corona in grande spolvero: geniale, duro e diretto quanto serve.

NB: Mauro Corona lo ami o lo odi, lo accetti o lo rifiuti, nei suoi libri così come nella realtà. Se t'interessa tentare di conoscere l'autore, l'uomo, allora forse sarebbe giusto iniziare a farlo leggendo i suoi primi libri o conoscendolo di persona.

18 febbraio, 2011

Dolomiti d'epoca: il rifugio F.lli Fonda Savio al Passo dei Tocci



Il rifugio Fratelli Fonda Savio al Passo dei Tocci (2367 m s.l.m.) in una cartolina dei primi anni '60. Sullo sfondo i Cadini di Misurina con la Cima Cadin Nord-Est m. 2790, la Cima Cadin di S. Lucano m. 2839 e la Cima Eötvös m. 2837 - Castello Incantato m. 2650.
Sul retro il timbro e la stampa che ricordano la proprietà del rifugio: C.A.I. Sezione XXX Ottobre di Trieste.
La fotografia (naturalmente) è di Giuseppe Ghedina di Cortina.
Strano, ma vero, quella prima gita al rifugio F.lli Fonda Savio me la ricordo ancora piuttosto bene: posto davvero incantevole...

13 febbraio, 2011

Anche il Crociere (Loxia curvirostra Linnaeus, 1758) frequenta Erto


Non lo avevo mai visto prima! Poi, in una prima mattina di fine agosto, l'avvistamento. Dove? Sul muro di una casa abbandonata di via Pascoli, a Erto. Prima uno, poi due, poi tre esemplari: due maschi e una femmina, intenti a grattare e leccare avidamente le pietre del muro per assumerne i sali minerali...
È un comportamento del Crociere, che era già stato osservato, e riferito, nelle baite, ma in definitiva, poco conosciuto.
Hanno continuato quest'attività per un paio di giorni, alternandola a "giretti" per Erto. Poi, così come sono arrivati, se ne sono andati: all'improvviso.
Nel frattempo, sono riuscito a fotografarli e ad effettuare delle riprese video... il tutto nel cuore di Erto.
Lo so, lo so che siamo ancora a febbraio, ma ho caricato questa foto su Flickr e non ho saputo resistere alla tentazione di proporla anche qui: cercate di capirmi, è il mio modo per ricordarmi dei tanti momenti incredibili, di pura gioia naturalistica, vissuti in quell'incredibile e indescrivibile paese che è Erto.

08 febbraio, 2011

L'incendio sul Monte San Mauro


Siamo scesi sulla Luna, mandiamo sonde su Marte e ancora più lontano, disponiamo di bombe e missili "intelligenti", ma facciamo ancora fatica a spegnere degli incendi, e non solo. Per fortuna, l'IUCN, the International Union for Conservation of Nature, ha dichiarato il 2011 anno internazionale delle foreste. Centinaia d'ettari di Bosco del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi sono letteralmente andati in fumo... e con essi animali, piante e Storia. Se poi l'incendio fosse d'origine dolosa... che dire?
Proteggere la Madre Terra non è un costo, ma un investimento e se un Boing 747 può atterrare da solo, strumentalmente, in mezzo alla nebbia più fitta perché un bel po' di fumo basterebbe a rendere difficoltoso l'intervento degli elicotteri e degli aerei antincendio?
Nella fotografia, l'incendio sul Monte San Mauro, visto dalla piana di Crede (Belluno), a circa 25 chilometri di distanza in linea d'aria.

05 febbraio, 2011

Valle del Vajont: il Ponte Cerenton, il Lago del Vajont ed Erto nel 1963


È grazie alla gentilezza e alla disponibilità della signora Franca del bar ristorante Julia di Erto, se ho potuto vedere, e poi scansionare, questa rara cartolina o, più correttamente, questo prezioso documento.
La cartolina è del 1963... Io, di mio, non voglio aggiungere altro, se non un'invito sincero a "guardare oltre", a voler vedere cosa realmente rappresenta quest'immagine.

Dolomiti d'epoca: il rifugio Cesare Battisti nel 1947


Il rifugio Cesare Battisti ha fatto la storia della Paganella (2108 m s.l.m.), ciò nonostante, purtroppo, è chiuso ormai da alcuni decenni. Sullo sfondo il Gruppo di Brenta (Trento).
585 - Edizioni "Hermes" 1947 - Vera fotografia
Cartoleria G. Pedrotti - Trento - Via Oss. Mazzurana n. 60