25 dicembre, 2010

Trent'anni di Le Dolomiti Bellunesi


Ultimamente ho riletto diversi miei libri, credo alla ricerca di alcune di quelle emozioni che hanno caratterizzato il periodo ertano della mia vita. Con ugual spirito guardo e riguardo, quasi ossessivamente, anche le fotografie che ho scattato nella Valle del Vajont: sono più di 5mila e ormai, a forza di visionarle e pensarle, le conosco praticamente una ad una...
Sto cercando qualche cosa, e mentre cerco scopro "cose" entusiasmanti, ad esempio il numero speciale de Le Dolomiti Bellunesi, pubblicato a Natale del 2008 in occasione del trentennale della rivista. Un libro importante, di ben 479 pagine, curato da Italo Zandonella Callegher e da Loris Santomaso. Nelle sue pagine, un concentrato straordinario di emozioni, di storie, di... vita, vita in montagna.
È uno di quei libri che mi fa sentire piccolo piccolo, ignorante; che mi obbliga a riflettere sul tempo sprecato (forse non lo è mai, ma d'istinto mi vien da pensarlo), ma, contemporaneamente, mi da una carica incredibile: cose da capire, cose da fare, da portare a compimento, da studiare, da, nei limiti del possibile e con tanta presunzione, divulgare.
Penso di aver ridato vita a Valbelluna e Valle del Vajont on-line, dopo anni di totale abbandono, proprio per queste ragioni: voglia d'esserci e di condividere. E questo libro mi ha sicuramente aiutato a capirlo.
Se non ho contato male, sono 43 i contributi raccolti ne La grande cordata e, per completezza d'informazione, avevo pensato fosse giusto riportarne l'indice. Invece, non lo faccio. Preferisco illudermi di riuscire a stuzzicare la vostra curiosità, di riuscire a farvelo leggere questo incredibile libro. Certo, ci troverete raccontata la vita e le imprese di alcuni "signori delle cime"; storie d'alpinismo, ma anche, ad esempio, un intrigante Segnali dal tempo. Neandertal e Cro-Magnon: un ritratto dei più antichi frequentatori dei territori bellunesi; un'affascinante quanto istruttivo Sulle cime di carta. Note toponomastiche bellunesi in margine alla carta del ducato di Venezia del von Zach o, chicca tra le chicche, Il pastìn, miscela nobile della cucina montanara. Cito ancora, Don Antonio Della Lucia, l'apostolo del cooperativismo, agordino, fondatore l'8 gennaio 1872 della prima latteria sociale d'Italia a Forno di Canale; Un anno vissuto intensamente di Franco Miotto e Il sergente che non voleva arrendersi, toccante e malinconico ricordo del grandissimo Mario Rigoni Stern.
A tratti mi è parso quasi di leggere un libro di favole, io che, per altro, ne ho lette pochissime. Sto amando sempre più la Montagna, le sue genti, la loro storia e le loro vite perché qui è ancora possibile vivere, posso e voglio testimoniarlo, così come molto più autorevolmente fa questo libro: leggetelo!

21 dicembre, 2010

"La mia vita" di Mauro Corona


Nell'ormai lontano agosto del 2006, l'Editoriale Domus distribuì il bimestrale Meridiani Montagne, dedicato alle Dolomiti Friulane o Clautane, anche con allegato (a richiesta) il libro "La mia vita - Racconti dal 1997 al 2004" di Mauro Corona.

Il costo, rispetto al solo bimestrale, era maggiorato di soli 2,50 euro: una proposta davvero irresistibile.
Presentato come l'antologia autobiografica dell'alpinista-scultore-scrittore di Erto, è una raccolta inedita di racconti già apparsi in altri libri (Il volo della martora, Nel legno e nella pietra, Aspro e dolce). Il suo pregio, per quanto mi riguarda, sta tutto nella Prefazione, che lo stesso Renzo Bassi, curatore dell'antologia, definisce "anomala": in pratica, un'interessante intervista a Mauro Corona che si racconta come scrittore.
Ne scrivo perché l'ho appena riletto, e perché potrebbe rappresentare un simpatico regalo natalizio per chi segue le avventure letterarie di Mauro e per tutti i bibliofili.
Per me è qualcosa di ancora più significativo, perché quel lunghissimo sabato 17 giugno c'ero anch'io con loro: dal primo pomeriggio al ritorno dalla cena del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, di primo mattino.
Ore intense, ricche, belle, brutte, persino spiacevoli, come solo quelle trascorse con uomini dalla personalità così eclettica e dall'esperienze così vaste ti possono offrire.
L'importante è sempre saper ascoltare.


I volumi della serie Montagne Narratori erano e sono commercializzati solo come allegati del periodico Meridiani Montagne: per ottenerli è possibile contattare l’ED-store della Editoriale Domus, il servizio clienti o cercarli nell'affascinante e polveroso mondo dell'usato.

15 dicembre, 2010

Gli orsi della Val Mesath


Il libro di Adriano Roncali, dall'autunno 2004 gestore del rifugio Casera Ditta, in Val Mesath (in ertano si pronuncia Mesaz), in italiano Mesazzo (è il toponimo che trovate sulle carte geografiche), come quasi tutti quelli pubblicati dalla Edizioni Biblioteca dell'Immagine di Pordenone, si legge tutto d'un fiato.
Nove racconti di un uomo che vive in montagna, con la montagna e per la montagna, di un uomo che ha conquistato il suo "posto".
Il libro l'ho riletto due settimane fa, e mi è piaciuto, molto più della prima volta, appena uscito nelle librerie. Io sono arrivato a Erto nel marzo del 2005, ho conosciuto e frequentato Adriano e i suoi amici (Pino Bottino, Paolo Cossi e quasi tutti gli altri), molto meno la sua Val Mesath, per niente le sue, le loro montagne. Gli inverni invece sì, sono gli stessi: lui in Val Mesath, io prima a Erto vecchia, poi a San Martino Alta.
In molte delle pagine del suo libro, ritrovo e rivivo le atmosfere, le sensazioni, i sentimenti che ho vissuto in quegli anni, in quegli inverni, freddi, solitari, ma di una bellezza, di un fascino, per me indescrivibili.
Adriano, nel suo libro, riporta una frase dettagli dall'anziano Bruno Ditta: «Loro non capiscono, ma io so cosa vuol dire stare lassù, quello che si prova. Certo deve piacerti, non si può farlo così tanto per farlo, ma se ti piace non riesci più a cambiarlo, quel modo di vivere, diventa irrinunciabile...». La citazione non è completa, io non stavo lassù, ma questa frase la sento proprio mia, mi rappresenta...
Il libro è molto bello, l'ho già detto, per i suoi racconti ma, ancor più, per quanto vi è scritto tra le righe, per quello "stile di vita" che, forse inavvertitamente, Adriano propone.
Mario Rigoni Stern, qualche anno fa, proprio qui a Belluno, in merito alle nuove frontiere della scrittura di montagna suggerì che era necessario: «Recuperare il passato, rivalutare l'esperienza dei nostri antenati e ricostruire un rapporto più equilibrato con la natura». Adriano Roncali l'ha già fatto, noi possiamo almeno leggerci il suo libro.


Titolo: Gli orsi della Val Mesath
Autore: Adriano Roncali
Editore: Edizioni Biblioteca dell'Immagine
ISBN: 978-88-89199-83-1
Pagine: 172
Prezzo: € 12,00
Copertina in cartonato lucido.

14 dicembre, 2010

Storie di Dino e altri orsi



Venerdì 17 dicembre alle ore 18.00 presso il Centro Culturale Piero Rossi, in piazza Piloni a Belluno, presentazione del libro “Storie di Dino e altri orsi” e incontro con l'autore Daniele Zovi (Comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Vicenza).
Interverranno anche Dario Campedel del Corpo Forestale dello Stato e Enrico Vettorazzo del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
L'ingresso è libero.

Chi ha paura dell’orso cattivo? Cosa mangiano gli orsi e chi mangia l’orso? Orsi gentili, orsi in fuga, orsi indifesi e orsi da compagnia.
In questo agile libretto troverete tutte le informazioni per conoscere il simpatico animale, che ha rischiato
di scomparire per sempre dai nostri boschi.

L'orso è un animale che vanta una storia di tutto rispetto; attualmente è balzato alle cronache grazie a Dino (così chiamato in onore dello scrittore bellunese Dino Buzzati), che arriva in Italia dalla Slovenia nella primavera del 2009. Partito probabilmente per sfuggire al sovraffollamento del suo territorio natio, attraversa velocemente Friuli e Veneto lasciando dietro di sé greggi devastati che lo rendono famoso. Dino è migrato autonomamente, non rientra cioè nel progetto Life Ursus, finalizzato alla ricostruzione di un nucleo di orsi nelle Alpi centrali attraverso il rilascio di orsi sloveni, ma è lo spunto per approfondire la conoscenza di questo animale che ha rischiato di scomparire dal suo habitat a causa dell'uomo. Dallo stemma di Benedetto XVI alla bandiera della California, dalla ninfa Calliste trasformata in orsa per punizione da Artemide a Winnie Pooh fino agli studi anatomici di Leonardo Da Vinci: ecco come si sviluppano nella nostra cultura l'immagine e la concezione dell'orso, finalmente riconosciuto tra le specie protette da norme nazionali e comunitarie.

09 dicembre, 2010

Neve, Nebbia, Nuvole...


04 dicembre 2010 ore 13.39
Dalla piana di Crede (BL): neve, nebbia, nuvole...
uau, che spettacolo! Il mio preferito.

08 dicembre, 2010

La frana della Pineda


Poco oltre il corpo della Frana del Vajont, si incontra una grande area, anch’essa caratterizzata dalla presenza di strane e variegate forme. È un’altra frana, la Frana della Pineda. Si è staccata dal Monte Borgà molte migliaia di anni fa (nel periodo relativo al ritiro dei giacciai dell’ultima glaciazione). Costituita da roccia fortemente fratturata, è stata incisa dal Torrente Vajont e dal Torrente Mesazzo/Mesath. Questo accumulo nasconde un tesoro memorabile.
La frana della Pineda, è andata a collocarsi parte in una depressione (paleo-valle del Mesazzo/Mesath), e parte su un deposito più antico, dell’inizio del periodo Tardoglaciale.
Nella fotografia, si vede come la porzione rosata sommitale ricopra una serie differenziata di depositi. Questa parte sommitale è la frana, che conserva sotto di sé una storia di laghi, torrenti e fiumi glaciali e archi morenici rilasciati dai ghiacciai durante le loro pulsazioni.
Appena al di sotto del deposito rosato, compare, infatti, una fascia scura che può essere riferita ancora alla frana, al di sotto della quale si vede un  corpo a spessore variabile, costituito da una matrice fine chiara e molti grossi sassi arrotondati distribuiti in maniera caotica (deposito morenico). Procedendo verso il basso si incontra una linea di discontinuità netta sotto la quale si vede un corpo di altra natura, presentante al suo interno una stratificazione che prima risulta orizzontale e poi improvvisamente inclinata (apparato deltaico fluvioglaciale). Tale delta andava ad immettersi in un glaciolago, di cui si trovano i depositi limoso e sabbiosi laminati e a volte deformati, con drope stone, appena più a valle.
Questa, a sentire l'amico e geologo Emiliano Oddone, era la fotografia da scattare, quella che ci sarebbe servita: il posto lo ha scelto lui, e io proprio non vorrei dover ripensare a dove mi ha portato. Vi dico solo che ho rischiato di volare di sotto, fin sul greto del Mesath, e che non dimenticherò mai quella corsa apparentemente inarrestabile verso il vuoto, e lo scatto felino di Emiliano che tentava di afferrarmi... per fortuna ho abbracciato un alberello.

28 novembre, 2010

Un "introvabile" racconto del Vajont

Autunno 1962.
Vittorio De Angelis, ventiquattrenne laureando in ingegneria, chiede un posto da operaio pur di venir assunto al "Grande Vajont", nuovissimo impianto idroelettrico sui monti veneto-friulani. Ci arriva con l'orgoglio di lavorare alla diga più alta del mondo; di essere un protagonista dell'avanzamento tecnologico...
Il breve testo è tratto dalla seconda di copertina del romanzo Storia di un Lago e di una Montagna di Gianluca Casagrande, nato a Roma il 27 dicembre 1974, ma di origini bellunesi, laureato in Lettere classiche specializzandosi nel campo delle politiche culturali. Da qualche anno si occupa di saggistica e narrativa.
Gianluca Casagrande, a ventisette anni, ha pubblicato questo libro impegnativo, anche come lunghezza, un «romanzo di formazione», come si diceva un tempo, a partire da suggestioni ricevute da altri (non ha vissuto né il Vajont né la ricostruzione, essendo nato nel 1974; la sua formazione classica gli consente variazioni stilistiche, nel tono, nel ritmo e nell'invenzione; l'autore ci tiene a ribadire che ha scritto un romanzo, solo un romanzo: «questo libro non ricostruisce eventi accaduti e non può essere utilizzato in sede documentaria per la dimostrazione di asserti, teorie o ipotesi». È ovvio che sotto c'è un accurato studio dei fatti, ed è anche ovvio che l'autore, che non è inesperto degli statuti letterari, si senta obbligato (se vuol restare nel campo della letteratura) a «mostrare» una vicenda, una realtà, non a «dimostrarla». Così scrive Francesco Piero Franchi in Gli alfabeti della consolazione - Elementi per una «Letteratura del Vajont».
Io l'ho trovato, molto più semplicemente, un bellissimo romanzo, di quelli che leggeresti in una sola notte... Ok, il mio potrebbe anche essere un giudizio poco obbiettivo, sia perché per alcuni anni ho vissuto nella Valle del Vajont, sia per l'età, ma molte delle atmosfere magistralmente narrate nel libro sono nei miei ricordi, le ho rivissute...
Qualche giovane amico se lo è fatto prestare, ed è piaciuto pure a lui... Ho pensato che potrebbe essere un ottimo regalo di Natale, ma è introvabile: esaurito, indisponibile, fuori catalogo...
Il libro è stato pubblicato nel 2001 da Antonio Stango Editore (via di Ripetta 66 - Roma). Non so quante copie ne siano state vendute, ma, in ogni caso, nulla giustifica la "scomparsa" di un libro. Amo i libri, amo la carta, ma, in caso di necessità, mi accontento di un e-book.
Ho intenzione di contattare sia l'autore, sia l'editore e tentare di porre rimedio a quella che considero a tutti gli effetti un'ingiustizia.
Chi volesse leggerlo può consultarlo o, forse, richiederlo alle seguenti Biblioteche:
Biblioteca civica - Belluno (BL)
Biblioteca civica - Limana (BL)
Biblioteca civica - Longarone (BL)L
Biblioteca civica - Santa Giustina (BL)
Biblioteca civica - Feltre (BL)
Biblioteca della Associazione Bellunesi nel mondo - Belluno (BL)
Biblioteca nazionale centrale - Firenze (FI)
Biblioteca comunale - Pordenone (PN)
Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Sistema bibliotecario urbano di Bergamo - Bergamo (BG)

Vajont: quarant'anni di tragedie e scandali


Esaurita in brevissimo tempo la prima edizione, arrivata nelle librerie nell'ottobre/novembre del 2003, è da poco disponibile la ristampa del libro di Lucia Vastano "Vajont l'onda lunga - 1963-2003 Quarant'anni di tragedie e scandali" edito da Sinbad Press (13,50 Euro).
Lucia Vastano, inviata di guerra e giornalista milanese, continuando con il suo libro-inchiesta il lavoro avviato da Tina Merlin, racconta il dopo Vajont e gli effetti diabolici della più grande "catastrofe innaturale" in tempo di pace del nostro Paese. Soprattutto la legge n. 357/1964, la cosiddetta "Legge Vajont", quella che rese possibile il "miracolo" economico del Triveneto, ovvero quel business legato alla vendita sottobanco delle licenze commerciali: "la storia di come lo Stato si comportò con i superstiti. La storia di come si riuscì a fare business anche della disgrazia, di come in nome del Vajont venne pianificato lo sviluppo industriale di tutto il Triveneto, di come si fecero Leggi per elargire miliardi ad aziende e privati che non avevano perso nulla nella disgrazia. Di come invece si trovarono cavilli legali per liquidare con quattro soldi chi aveva perso tutto, casa, affetti e persino ricordi".
Questo libro, ve lo assicuro, si legge tutto d'un fiato, e lascia senza fiato...

Per informazioni: Pro Loco di Erto e Casso (PN) - tel. 347.6773472