08 dicembre, 2010

La frana della Pineda


Poco oltre il corpo della Frana del Vajont, si incontra una grande area, anch’essa caratterizzata dalla presenza di strane e variegate forme. È un’altra frana, la Frana della Pineda. Si è staccata dal Monte Borgà molte migliaia di anni fa (nel periodo relativo al ritiro dei giacciai dell’ultima glaciazione). Costituita da roccia fortemente fratturata, è stata incisa dal Torrente Vajont e dal Torrente Mesazzo/Mesath. Questo accumulo nasconde un tesoro memorabile.
La frana della Pineda, è andata a collocarsi parte in una depressione (paleo-valle del Mesazzo/Mesath), e parte su un deposito più antico, dell’inizio del periodo Tardoglaciale.
Nella fotografia, si vede come la porzione rosata sommitale ricopra una serie differenziata di depositi. Questa parte sommitale è la frana, che conserva sotto di sé una storia di laghi, torrenti e fiumi glaciali e archi morenici rilasciati dai ghiacciai durante le loro pulsazioni.
Appena al di sotto del deposito rosato, compare, infatti, una fascia scura che può essere riferita ancora alla frana, al di sotto della quale si vede un  corpo a spessore variabile, costituito da una matrice fine chiara e molti grossi sassi arrotondati distribuiti in maniera caotica (deposito morenico). Procedendo verso il basso si incontra una linea di discontinuità netta sotto la quale si vede un corpo di altra natura, presentante al suo interno una stratificazione che prima risulta orizzontale e poi improvvisamente inclinata (apparato deltaico fluvioglaciale). Tale delta andava ad immettersi in un glaciolago, di cui si trovano i depositi limoso e sabbiosi laminati e a volte deformati, con drope stone, appena più a valle.
Questa, a sentire l'amico e geologo Emiliano Oddone, era la fotografia da scattare, quella che ci sarebbe servita: il posto lo ha scelto lui, e io proprio non vorrei dover ripensare a dove mi ha portato. Vi dico solo che ho rischiato di volare di sotto, fin sul greto del Mesath, e che non dimenticherò mai quella corsa apparentemente inarrestabile verso il vuoto, e lo scatto felino di Emiliano che tentava di afferrarmi... per fortuna ho abbracciato un alberello.

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