16 maggio, 2012

L'ultima neve? Edizione 2012


Che vergogna! È passato esattamente un anno. Un anno senza nemmeno un post... diverse bozze e nulla più. E mi dispiace!
Questa mattina però, si è presentata l'occasione giusta per riprendere. L'ultima neve... quella di maggio, quest'anno scesa ancora più in basso. C'è poco da fare, lo trovo uno degli spettacoli più incredibili ed emozionanti offerti da Madre Terra.
Nella foto, il paese di Cirvoi (tra i 480 e i 580 metri di altitudine) sulle pendici del gruppo Nevegàl-Col Visentìn e, in alto, sulla destra, per l'appunto il Col Visentin (1764 metri slm).
Questo 16 maggio, però, c'è anche il vento, la pioggia, e fa freddo... Davvero una splendida giornata.
E chi mi conosce sa che non sto scherzando!

17 maggio, 2011

L'ultima neve?

Landscape from Crede by Gianfranco Dramis

Mattina del 16 maggio 2011: i colori della primavera e il bianco dell'ultima (?) spruzzata di neve. Cosa volere di più? E questo è solo uno "spicchio" di ciò che posso ammirare (e fotografare) ogni giorno che vado a lavorare: la piana di Crede e (da destra verso sinistra) il Monte Serva con i suoi 2.133 metri s.l.m. e il Gruppo della Schiara, detto anche Dolomiti Bellunesi, con l'omonimo Monte Schiara di 2.565 metri s.l.m. Solo un paio d'ore, e il cielo non prometteva di nuovo nulla di buono... cliccare per credere!

15 maggio, 2011

Living Jevels of Nature Photo of the Week Award

Veronica chamaedrys - Germander Speedwell by Gianfranco Dramis
Veronica chamaedrys - Germander Speedwell, a photo by Gianfranco Dramis on Flickr


Oggi, questa mia fotografia ha ricevuto il Living Jevels of Nature Photo of the Week Award. Mi è stato assegnato dagli amministratori dell'omonimo gruppo presente su Flickr.
Da alcune settimane mi riproponevo di postare delle considerazioni sulle esperienze che vi sto vivendo, ma, come sempre, lavoro e "impegno" nel gestire l'Album su Flickr me l'hanno impedito (è una giustificazione plausibile!). In questa occasione, mi limiterò a dire che nell'abnorrmità del fenomeno Flickr, sono riuscito realmente ad incontrare delle persone con le quali "condividere". Non solo l'interesse o la passione per la fotografia, ma soprattutto le emozioni legate allo "scatto", l'infinita bellezza e perfezione di ciò che inquadriamo, a prescindere dal risultato (il nostro ovviamente!), la gioia e/o la frustrazione del clima, del territorio nel quale viviamo - ho trovato bellissimo il leggere su una mia foto il commento di una delle persone più gentili, educate, colte, disponibili e piacevoli che abbia incontrato su Internet, nel quale mi comunicava la sua "gelosia" perché qui da me era già iniziata la primavera... mentre io gli rispondevo che davvero invidiavo l'oltre metro e mezzo di neve che ancora c'era da lui, in Canada. Stupendo! - Se non erro, un vecchio detto recitava "Nel mare grande si nuota meglio": è vero, su Flickr ogni appassionato fotografo riesce a trovare il suo spazio, a vivere e a condividere come meglio crede la sua passione. Certo, non tutto è perfetto. Qualche "fatto", lo trovo al limite della correttezza, ma in un mare, o per meglio dire in un oceano, così vasto.... è ben poca cosa, anche se fastidiosa.
Tornerò sull'argomento e, nel frattempo, un doveroso quanto gradito ringraziamento agli amministratori e ai membri del Living Jevels of Nature (fotografo all'incirca dai primi anni '70, ed è il primo riconoscimento che ricevo... non male no?).
Importante: io uso una ormai strasuperata reflex Nikon D70 e una compatta Panasonic Lumix DMC-FS30 (ottica progettata e prodotta in collaborazione con la mitica Laica), la foto di cui sopra l'ho scattata con quest'ultima...

08 aprile, 2011

Farfalle e Falene al "Piero Rossi" di Belluno

Parnassius apollo by Gianfranco Dramis

Parnassius apollo, a photo by Gianfranco Dramis on Flickr.

Nuova interessante iniziativa al Centro Culturale "Piero Rossi" del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, in Piazza Piloni 25 a Belluno. Venerdì 15 aprile, alle ore 18.00, l'entomologo dottor Giovanni Timossi, curator zoological collection Laboratory of conservation, restoration and Lepidoptera research del Museo di Storia Naturale "Brandolini" di Oderzo (TV), terrà una conferenza su "Farfalle e Falene nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi".
È un'occasione da non perdere, perché della cosiddetta fauna minore si parla, purtroppo, sempre troppo poco... L'ingresso è libero.

Per informazioni: 0437.27030 oppure centroculturale@dolomitipark.it

11 marzo, 2011

Flickr, i fiori del nocciolo (Corylus avellana) e Franz Maniago



Flickr.com è una straordinaria community fotografica con milioni di utenti in tutto il mondo: vi si caricano e condividono foto, video e cartine del tutto gratuitamente. Benché vi fossi iscritto dal lontano ottobre 2006, ho iniziato a frequentarlo e a utilizzarlo compiutamente solo qualche mese fa.
Dopo l'iniziale, scontato, disorientamento, ho iniziato ad apprezzarne entusiasticamente le potenzialità, che vanno ben oltre il mero ambito fotografico.
Del tutto casualmente, cliccando su una miniatura che mi aveva colpito per forma e colori, sono approdato alle fotografie di Franz Maniago, Guida Prealpina e appassionato di botanica.
La fotografia, era una macro di gemma con fiore femminile di nocciolo (Corylus avellana): beh!, che meraviglia, e chi l'aveva mai vista ma, soprattutto, che vergogna... vivo circondato dai noccioli e non mi era mai passato per la mente di documentarmi, o di fermarmi a guardarli con attenzione e curiosità. Ok, i miei interessi sono altri, sta di fatto che mi sono scollegato da Internet, sono sceso, e sono andato a guardarmi il primo nocciolo che ho trovato: le ho viste, piccolissime e bellissime.
Non solo, colpito da entusiasmo infantile, ho iniziato a trasmettere la mia nuova "conoscenza" a tutti quanti mi capitavano a tiro, molti dei quali, peraltro, ignari come me del fenomeno.
Il nocciolo, infatti, possiede sia fiori femminili sia fiori maschili. Quelli maschili sono lunghi amenti penduli, di colore bruno, mossi dal vento. Quando, con l'arrivo della primavera, iniziano a liberare il polline, i fiori maschili diventano giallastri. I fiori femminili sono molto meno evidenti: si tratta di piccole gemme (pochi millimetri) con stimmi rossi, che saranno fecondate per via anemofila, cioè con il polline portato dal vento, e daranno origine alle mitiche nocciole. Quest'ultime si trovano sull’albero già piene alla fine di luglio, ma maturano soltanto verso la fine di agosto (dipende anche dall'altitudine). Le nocciole non vanno raccolte prima che cadano dall’albero, perché sono buone solo a maturazione completa; quelle acerbe perdono le loro qualità organolettiche. Una volta raccolte, devono essere private dell’involucro fibroso in cui sono racchiuse e devono essere messe in un luogo ventilato ad asciugare, al riparo dal sole. Le nocciole si sviluppano in gruppi di 2 o 4 frutti, è molto raro che si presentino in forma singola. Il nocciolo italiano ha un frutto tondeggiante mentre quello orientale è allungato.
Perché sono partito da Flickr per arrivare alle nocciole? Probabilmente perché ho ritoccato con mano l'importanza delle community, virtuali o reali che siano, del confrontarsi... per crescere, per imparare.
Ovviamente, anch'io ho fotografato i fiori del nocciolo e, direi, con discreto successo. Ma la soddisfazione più grande è rimasta quella d'aver scoperto, grazie alla passione e alla capacità narrativa di Franz Maniago, fotografo, Guida Prealpina e appassionato di fiori delle Alpi, qualcosa che ignoravo: mi sento più ricco!
Dimenticavo! Franz non fotografa solamente fiori...

27 febbraio, 2011

"la fine del mondo storto" di Mauro Corona


Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l'energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l'un l'altro, hanno occhi smarriti e il terrore stringe i loro cuori. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c'è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali.
Rapidamente gli uomini si accorgono che tutto il benessere conquistato, fatto di oggetti meravigliosi e tecnologia all'avanguardia, è perfettamente inutile. Circondati dal superfluo e privi del necessario, intuiscono che una salvezza esiste, ma si nasconde in un sapere antico, da tempo dimenticato. Capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell'inverno di fame e paura,"l'inverno della morte bianca e nera", devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così, mentre un tempo duro e infame si abbatte sul mondo intero e i più deboli iniziano a cadere, quelli che resistono imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali costruendo trappole con i rami più teneri, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Segnati dalla fatica e dalla paura, i superstiti si faranno più forti e insieme anche più saggi. La fine del mondo storto raddrizzerà gli animi, cancellerà la supponenza del ricco e punirà l'arroganza del povero, che si ritiene l'unico depositario di coraggio e resistenza. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Ma il destino del mondo è incerto, consegnato nelle mani incaute dell'uomo...
Facendo un passo indietro per trovare la voce più pura e poetica della natura imperiosa, e balzando in avanti con la forza di un'immaginazione visionaria e insieme intensamente realistica, Mauro Corona ancora una volta stupisce costruendo un romanzo imprevedibile. Un racconto che spaventa, insegna ed emoziona, ma soprattutto lascia senza fiato per la sua implacabile e accorata denuncia di un futuro che ci aspetta (dalla seconda di copertina del libro)

A forza di leggere commenti negativi sia sul libro, sia su Mauro, avevo quasi rinunciato a leggerlo, ripromettendomi, al limite, di prenderlo in prestito alla Biblioteca Civica (un bellissimo servizio, tanto per rimanere in tema, purtroppo sempre troppo poco sfruttato).
Beh!, me l'hanno regalato. L'ho letto subito, e mi è piaciuto, molto devo dire: mi ha entusiasmato. Io, prediligo di gran lunga il Mauro Corona dei primi racconti, ma con la fine del mondo storto, mi ha veramente stupito: è riuscito, secondo me, a concentrare gran parte del suo pensiero, delle idee che va ripetendo da anni, della rabbia che lo possiede, in un libro che, se non ne afferri subito l'essenza, fin dalle prime pagine ha la capacità d'infastidirti: che tu lo voglia o no, ti ci ritrovi, ti ci rispecchi e... t'infastidisci. Non ti da tregua, ti obbliga a metterti in discussione.
Pagina dopo pagina, ti accorgi che racconta il vero, a prescindere da ciò che sta succedendo o succederà. Pagina dopo pagina, ricevi sempre nuovi spunti di riflessione, scopri di non sapere e, soprattutto, di non voler sapere:
Sarebbe troppo difficile rimettere tutto in gioco. 
E che dire, poi, della profonda frustrazione che scaturisce dal messaggio?
la fine del mondo storto è un libro assolutamente da non perdere, scritto da un Mauro Corona in grande spolvero: geniale, duro e diretto quanto serve.

NB: Mauro Corona lo ami o lo odi, lo accetti o lo rifiuti, nei suoi libri così come nella realtà. Se t'interessa tentare di conoscere l'autore, l'uomo, allora forse sarebbe giusto iniziare a farlo leggendo i suoi primi libri o conoscendolo di persona.

18 febbraio, 2011

Dolomiti d'epoca: il rifugio F.lli Fonda Savio al Passo dei Tocci



Il rifugio Fratelli Fonda Savio al Passo dei Tocci (2367 m s.l.m.) in una cartolina dei primi anni '60. Sullo sfondo i Cadini di Misurina con la Cima Cadin Nord-Est m. 2790, la Cima Cadin di S. Lucano m. 2839 e la Cima Eötvös m. 2837 - Castello Incantato m. 2650.
Sul retro il timbro e la stampa che ricordano la proprietà del rifugio: C.A.I. Sezione XXX Ottobre di Trieste.
La fotografia (naturalmente) è di Giuseppe Ghedina di Cortina.
Strano, ma vero, quella prima gita al rifugio F.lli Fonda Savio me la ricordo ancora piuttosto bene: posto davvero incantevole...